

BRICK X SAN PIETRO IN VALLE
CENTRALE FOTOGRAFIA - FANO - 7/10 giugno 2018
a cura di Chippendale Studio
Il lavoro di Elena Franco nasce dalla necessità di individuare nuove forme per esprimere la natura di un luogo o di un territorio, scomponendo e riconfigurando i suoi elementi essenziali. A partire dall’analisi di alcune eccellenze locali, la sua ricerca giunge a un’estrema sintesi visiva dovuta all’uso dello scanner per catturare le immagini di cui Brick si compone.
Nel primo tassello del progetto, un grano autoctono delle colline che circondano Torino è stato trasformato in texture, elemento grafico utilizzabile all’infinito in differenti contesti, continuando però a mantenere la traccia della sua appartenenza territoriale.
A Fano, l’autrice si è concentrata sulla ricca produzione artistica del passato, che nella chiesa di San Pietro in Valle riecheggia spesso per assenza. Molte delle opere un tempo ospitate nel luogo, infatti, sono ormai custodite altrove, lasciando dei vuoti all’interno delle cappelle ai lati della navata. Ognuna di esse è stata dedicata ad alcuni dei protagonisti dei testi sacri oppure a personalità direttamente coinvolte con la storia dell’edificio, come San Filippo Neri o San Carlo Borromeo. Dall’iconografia con cui tradizionalmente si raffigurano questi personaggi, Elena Franco ha estrapolato un elemento più significativo di altri e lo ha sottoposto allo stesso trattamento di distillazione che aveva già sperimentato in precedenza.
Le immagini che ne risultano, posizionate sopra gli altari, acquistano tridimensionalità e diventano elementi simbolici in dialogo con ciò che è rimasto ma anche con ciò che ormai, in questa sede, non possiamo più vedere, senza però venir meno al suo compito di farsi portavoce di un luogo.
RIFERIMENTI ICONOGRAFICI
La Cappella Maggiore è dedicata a San Pietro, notoriamente legato all’immagine delle chiavi. In questa sede il simbolo è presente nella pala dell’altare realizzata da Carlo Magini, una copia fedele dell’originale di Guido Reni, depredata dall’esercito napoleonico nel 1797, tutt’ora esposta al Museo del Louvre.
La cappella Gabrielli, la prima a sinistra a partire dal fondo della navata, è detta anche dell’Annunziata. Al suo interno vi era, infatti, un dipinto di Guido Reni che raffigurava la visita dell’arcangelo Gabriele a Maria, a cui si lega l’immagine del Giglio bianco, simbolo di purezza.
La cappella Petrucci, la seconda a sinistra, è dedicata a San Carlo Borromeo, la cui vita è raccontata negli affreschi di Giovan Francesco Guerrieri. L’immagine degli stracci si riferisce al dipinto che narra l’incontro di San Carlo Borromeo con Antonio Petrucci e la moglie, vestiti da mendicanti in segno di devozione.
La cappella Marcolini, la terza a sinistra, è dedicata a San Paolo. Pur non essendo presente negli episodi narrati negli affreschi di Lorenzo Garbieri e Antonio Viviani, l’immagine simbolica che lo identifica meglio è quella dei fogli di Carta su cui ha scritto le sue lettere.
La Cappella Uffreducci, la prima a destra a partire dal fondo della navata, è dedicata alla figura di San Filippo Neri, a cui la Congregazione dei Padri Oratoriani - che ha commissionato la costruzione della chiesa - era fortemente legata. Ancora una volta ricorre l’immagine del giglio, spesso associato al santo come simbolo di castità e purezza.
La Cappella Alavolini, la seconda a destra, racconta la vita di San Giovanni Battista attraverso gli affreschi di Gian Giacomo Pandolfi e del Guercino. L’immagine scelta si riferisce all’usanza di raccogliere delle spighe di grano durante la notte a lui dedicata, il 23 giugno, come rito per allontanare le sfortune.






